Acchiappami n. 1 – Tony Apicella


photo credit: calligraphie via photopin (license)
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Questa rubrica raccoglie le lettere di presentazione che mi sono state inviate per essere sottoposte ad analisi da parte dei lettori di questo blog. Qui non vengono giudicate le storie, ma si ragiona sul modo con il quale le presentiamo agli editori, perché i manoscritti non vengano cestinati ancora prima di essere aperti. Potete leggere nella pagina dedicata l’elenco delle lettere ricevute e le regole per partecipare.

***

nome del file: AmoA7…Tony Apicella – Tre desideri nel cuore.doc

carattere: Courier New, 12pt, 80 colonne


Romanzo: Tre desideri nel cuore
Autore: Tony Apicella

Lettera di presentazione

Apicella Antonio – via ******************
Cellulare: *****************
E-mail: peterpan_AA@libero.it

Sono nato a Novara, il 14 giugno 1959.
Sono separato e ho un figlio di diciotto anni (Davide).
Titolo di studio: Diploma di Ragioneria.

Esperienze lavorative: in trent’anni di lavoro ho fatto di tutto: operaio, autista, magazziniere, agente di commercio e impiegato contabile. Da un anno sono disoccupato, e a causa dell’età (cinquantasei anni), non riesco a trovare lavoro.

Esperienze come scrittore: ho scritto diversi racconti e favole (mai pubblicati), per pura passione.

Ho scritto questo romanzo per un motivo.
Da piccolo avevo tre desideri “strani”, che indicherò nella Sinossi. Visto che nella realtà non si sono avverati… ho fatto in modo che si avverassero nel romanzo, con l’aiuto della mia fantasia.
Il romanzo è scritto in modo semplice, con uno stile unico e particolare.
Il genere prevalente è l’avventura, che sfocia in fantascienza nel finale.
Il protagonista sono io. Nel romanzo assumo i panni di Danny Capuano, un italo-canadese bello, simpatico e pazzerello.
Nell’attesa che si avverino i miei tre desideri, vivo storie divertenti e avvincenti, grandi amori e cocenti delusioni, immense gioie e profondi dolori.
I personaggi secondari sono numerosi. Interagiscono chi più, chi meno, con il protagonista.
È un romanzo “corposo” (41 capitoli – 884 pagine), del quale allego la Sinossi.
Cordiali saluti.

Sinossi

La storia di questo romanzo è ambientata a Montréal, una bellissima città del Canada. Il protagonista è Danny Capuano, un italo-canadese bello, simpatico e pazzerello.
Danny nasce a Montréal il 14 giugno 1959, da mamma Linda (canadese di Montréal) e papà Giorgio (italiano di Napoli).
Già dai primi attimi di vita, Danny dimostra la sua vivacità e la sua voglia di vivere. Crescendo, diventa una “piccola peste”. All’asilo, fa disperare le tre suore. E alle scuole elementari, insieme a Melissa (una ragazzina che assomiglia a Pippi Calzelunghe), ne combina di tutti i colori.
Per calmare la sua esuberanza, Linda e Giorgio lo mandano dai nonni Isabelle e Albert, che vivono in campagna.
Insieme a loro, nell’anno 1970, Danny vive una bellissima estate. La nonna gl’insegna ad amare gli animali e la natura, e gli fa conoscere don André, un prete buono e generoso che sarà il “faro” della sua vita. Il nonno gl’insegna a pescare le rane e i pesci, e lo avvicina all’Astronomia. Durante quell’estate, nascono nel cuore di Danny tre desideri “strani”. 1) Vorrebbe che il suo Angelo Custode gli apparisse. 2) Vorrebbe fare un viaggio nell’Universo. 3) Vorrebbe che il suo cagnolino Lucky parlasse. Tutte le sere prega Gesù… e gli chiede di esaudire i suoi tre desideri.
Intanto la vita scorre. Danny passa un’adolescenza felice e spensierata. Poi, quando ha tredici anni, Gesù esaudisce il suo terzo desiderio… e fa parlare Lucky. La sua gioia è infinita. Lo stupore del cagnolino è grande.
Dopo un periodo alla “camomilla” senza Melissa (scuole medie)… Danny inizia un periodo al “peperoncino” (liceo).
Insieme a quattro suoi amici… David, Lucas, Paul e Nicolas… ne combina di cotte e di crude. I cinque Scalmanati fanno alcuni “scherzetti bastardi” ai montrealesi… e inventano le pazze “Olimpiadi del sesso fai da te”.
Il periodo dell’Università è denso di avvenimenti. Danny conosce uno stilista gay… che perde la testa per lui. Diventa un campione di Atletica leggera, ai Campionati Canadesi Universitari (vince i 100 metri piani). E s’innamora di Laura, una bella biondina, ma lei lo tradisce con un ragazzo macho e selvaggio. Per tirare su di morale Danny, dopo il vile tradimento, David, Lucas, Paul e Nicolas lo invitano a un pazzo ed esilarante “Mutanda Party”. Il 6 giugno 1984, i cinque Scalmanati prendono la Laurea: Danny in Ingegneria elettronica, David e Nicolas in Medicina, Lucas e Paul in Economia e Commercio. La loro Festa di Laurea è strepitosa: aperitivo e cena di Laurea con genitori e parenti; “scherzetti bastardi” per le vie del centro; giretto in discoteca… con fugone (erano entrati per sbaglio in una discoteca gay); esilarante Puttan-Tour… per concludere la festa in bellezza.
Al termine dell’Università, Danny inizia a lavorare e a fare volontariato al CAD (Centro Assistenza Disabili). Si innamora di Lucy Mathieu, una bella ragazza che sta sulla sedia a rotelle, e dopo cinque mesi di amore immenso… decide di sposarla. Ma una settimana prima del matrimonio, Lucy muore per un infarto fulminante.
Distrutto dal dolore, Danny si chiude nella solitudine della sua stanza per un mese. Poi si riapre alla vita. Sfortunatamente conosce Margot Altman, una ragazza drogata, che lo trascina nel mondo della droga. E da quel momento… è un susseguirsi di disgrazie. Il suo amico Lucien (un barbone di strada) viene ucciso dalla Polizia. Il suo amato cagnolino Lucky muore sotto una macchina. E lui finisce prima in galera, per uno scippo commesso da Margot, e poi in una Comunità per tossicodipendenti.
In Comunità ritrova morale e serenità. Lavora nella stalla come stalliere. S’innamora di Mary, la bellissima figlia del fattore Rudy. E diventa amico di Mariolino Congiu, un sardo molto particolare: è fidanzato con la pecora Guendalina (e se la fotte)… ma è un poeta e uno scrittore molto sensibile. Quando va via Mariolino, perchè guarito dalla droga, arriva Alan Marshall, un gay che s’invaghisce di Danny. Dopo alcuni “malintesi”… i due ragazzi diventano amici.
Un pomeriggio, quella “vipera” di Margot Altman va a trovare Danny in Comunità. Mary la caccia via in malo modo… e lei si vendica. La notte brucia la stalla e fa morire tutte le bestie. Nell’incendio muoiono anche Alan e la stessa Margot. Rudy incolpa Danny del disastro… e lo caccia dalla Comunità.
Per vendicarsi della morte di Margot, il suo pusher Carlos Montero tenta due volte di uccidere Danny… ma non ci riesce.
A quel punto, su consiglio della Polizia, Danny cambia aria. Lascia con nostalgia Montréal e va a Napoli dallo zio Paolo, fratello di Giorgio.
Arrivato in aereo a Roma, fa un bellissimo taxi-tour con il taxista Nando. Ammira la Basilica di S. Pietro, Piazza Navona, la Fontana di Trevi, Piazza di Spagna e il Colosseo. Durante il viaggio in treno per Napoli, fa sesso con Caterina (una mora strepitosa).
A Napoli, Danny inizia una nuova vita. S’affeziona agli zii Paolo e Maria, e ai cugini Marco e Anna. S’innamora della città, dei napoletani, di Totò, Maradona e Pino Daniele. Ma dopo aver ammirato la Napoli “bianca”, fatta di sole, mare, pizza e mandolino… scopre la Napoli “nera”, fatta di delinquenza, malavita e violenza. Allora si spaventa, lascia la città e va a Maiori (Costiera Amalfitana) dai nonni Giovanni e Rosa.
Qui si sente al sicuro. Il posto è incantevole, tranquillo, senza delinquenza. Dopo un breve periodo di solitudine… fa nuove amicizie e vive nuovi amori.
Fa amicizia con Ciro Esposito, insieme al quale passa un’estate “bollente” in discoteca (i due scopano come ricci). E poi con il bellissimo delfino Happy, insieme al quale vive un’avventura fantastica sotto i mari. E poi ancora con Antonio Giordano, un vecchio che gli regala “pillole di saggezza”.
S’innamora di Paola, di Patrizia, di Luisa, di Lucia e di Carmen… ma sono piccoli amori (flirt). E poi della “venere bionda” Ingrid Nyberg (svedese). E poi ancora della bellissima mora Francesca, che sposa il 2 settembre 1990.
Dopo nove anni di matrimonio, Danny perde il lavoro. Avendo quarant’anni… non riesce a trovarne uno nuovo. Francesca lo lascia, ingiustamente, e torna dai suoi genitori. Solo e disperato… Danny tenta il suicidio.
Ma il suo Angelo Custode Samuel gli appare e lo salva, esaudendo il suo primo desiderio. Poi gli fa fare un viaggio nell’Universo, esaudendo il suo secondo desiderio.
Durante questo viaggio incredibile e fantastico, Danny vede cose meravigliose e orribili. Vede galassie, stelle e nebulose affascinanti. Vede pianeti sconosciuti. Vede Giganti e Nani… Ibridi e Angeli… Diavoli e Mostri. Fa un viaggio indietro nel tempo, fino ad Atlantide e Mu (le due grandi civiltà perdute). E per concludere… fa un “viaggio dantesco” nell’Inferno, nel Purgatorio, nel Limbo, nel Paradiso Verde e nel Paradiso Celeste.
Al termine del viaggio, Danny torna a Maiori. Tramite il suo parroco don Peppino, conosce don Lucio. È un prete missionario che vive a Lomé, in Togo (Africa). Nell’estate dell’anno 2000, Danny va a trovare don Lucio e fa un mese di volontariato. S’affeziona ai bambini, alla gente del posto e a suor Letizia (una bellissima suora missionaria)… e decide di restare per sempre con loro. FINE.

Tony Apicella

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Leggi tutte le lettere inviate in “Acchiappami (se ci riesci)”

35 pensieri riguardo “Acchiappami n. 1 – Tony Apicella

  1. Per prima cosa, Tony, lascia che ti ringrazi per essere stato così gentile (e coraggioso, dote non da poco) da aver inaugurato questa rubrica. Spero che i commenti possano aiutare te, e con te tutti noi, a ottenere risultati migliori sia nella scrittura che negli invii che tenteremo per entrare nel novero di quelli che possono dire: “Io ce l’ho fatta!”

    Adesso passiamo subito ai commenti.

    Per primi i peccati veniali: il nome del file e il carattere usato non erano conformi alle specifiche. Nel caso di un invio potrebbero non fare troppa differenza, ma nel caso di un concorso avrebbero determinato l’esclusione (e il cestino!)

    In secondo luogo la lunghezza della lettera: io credo che non sarebbe il caso di superare la pagina/pagina e mezzo. Chi le riceve ha già molto da leggere e penso che preferisca avere delle note concise e mirate che lo mettano in grado di decidere velocemente.

    Infine una considerazione personale, che però non posso supportare in nessun modo: quasi novecento pagine di romanzo, per un esordiente, sono davvero molte. Temo che siano troppe, in verità: si tratterebbe di un impegno economico notevole per un editore, a fronte del fatto che mancherebbe la certezza del fatto che vada venduto in un numero sufficiente di copie. Il discorso sarebbe diverso se non fosse un’opera prima: in quel caso si potrebbe contare su un certo numero di copie, garantite dai lettori che già conoscano l’autore.

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    1. Un sentito ciao a te, Michele, e a tutti i frequentatori del tuo blog.
      Scusate il ritardo, ma ho mio padre (86 anni) che ha bisogno di assistenza.
      Eccomi pronto, per rispondere ai commentatori.
      Tutto quello che dite è vero.
      Sia la lettera di presentazione, e soprattutto la sinossi, sono troppo lunghe.
      Questo è dovuto alla mia inesperienza. Ma farò tesoro di quello che avete detto… e vedrò di “limare” qualcosa.
      Per quanto riguarda la lunghezza del romanzo, non sono d’accordo con voi.
      E’ vero che sono un esordiente, ma perché non posso scrivere un romanzo lungo?
      Il romanzo che ho scritto è la storia della mia vita (40% realtà – 60% fantasia).
      Una vita movimentata, avventurosa, pazzerella, densissima di avvenimenti.
      Se avessi scritto solo 300-400 pagine (lunghezza di un romanzo medio) sarebbe stata una storia incompleta. Come una statua senza testa o senza braccia.
      Comunque grazie dei vostri commenti, che sicuramente mi aiuteranno a migliorare.
      Con simpatia. Tony

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  2. Caro Tony,
    solo una parole che è stata detta anche a me “asciugare”, cioè tagliare. Nella lettera e nella sinossi ad esempio ripeti che Danny è un italo canadese bello simpatico e pazzerello, basterà una sola volta. Non è necessario specificare nella sinossi quali siano i titoli di laurea degli amici, o dire che Montreal è una bellissima città in Canda. Ho contato 18 volte (potre sbagliarmi ma siamo lì) i tre punti che invece andrebbero usati con parsimonia .Vedrai che eliminando qualcosa, se riterrai di farlo, il testo non potrà che giovarne. Credo che il romanzo sia scritto alla stessa maniera, infatti supera le 800 pgg. per pubblicare occorre dare un’occhiata anche al mercato attuale italiano. Recentemente una editor capace mi ha detto che tagliare in fondo è più facile di aggiungere, per aggiungere infatti quando il romanzo è fiacco, occorre avere buone idee, e quelle, si sa, non le vendono al mercato, per ridurre invece basta prendere lo strumento adatto e, con calma, scegliere, cosa, dove e quando e aggiustare ciò che resta. Il tasto canc. credo ti sarà utile 😀 un caro saluto, guarda Tony arriverò anch’io in questa rubrica e aspetterò quindi il tuo parere.

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  3. Ciao Tony, anch’io ho soffermato l’attenzione sulla lunghezza:
    1) troppo il numero di pagine del romanzo per un esordiente! Credo sia il primo pensiero di un editore che già di suo ha difficoltà a prendere in visione tutte le opere che riceve. Poi anche tu hai sottolineato un elemento che sembrerebbe convincere poco anche te: quel “corposo” tra virgolette è come un’ ammissione di colpevolezza!

    2) lunga anche la presentazione: più di due cartelle sono subito cestinate (me lo ha detto il consulente di una CE alla quale mi ero rivolta per conoscere le modalità di invio del mio manoscritto).
    E, se ti può consolare, anch’io avevo scritto un papello che ho poi ridotto in modo netto.

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  4. Caro Tony
    Confermo i commenti precedenti, credo che la sinossi sia troppo lunga,
    secondo me bisogna scrivere i punti essenziali della storia (quelli più salienti e incisivi che possano attrarre il lettore) in meno righe.
    Anche un romanzo di 800 pagine mi sembra eccessivamente lungo, soprattutto per un’opera prima, quindi potrebbe davvero essere opportuno asciugare.
    Gli spunti che traggo dalla tua descrizione tuttavia sembrano portare a una storia interessante e divertente.
    Sarò in gioco anch’io su questa rubrica.
    a presto
    🙂

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  5. Sono più o meno d’accordo con quello che hanno scritto gli altri. Premesso che non sono in discussione i contenuti del romanzo ma la forma con la quale gli stessi vengono presentati, non avrei grande curiosità a leggerlo: per la lunghezza, certo, ma anche perché riveli troppi dettagli. E devo, purtroppo, accordarmi all’appunto personale di Michele perché mi è stato proprio detto: i romanzi proposti da scrittori più o meno esordienti non devono superare X pagine. Io ti auguro che il tuo lavoro venga accettato ma se potresti sfoltirlo, secondo me, avresti più possibilità.

    Ci metto anch’io una considerazione, che può valere come no. “Da un anno sono disoccupato, e a causa dell’età (cinquantasei anni), non riesco a trovare lavoro.”: questa è una cosa che non scriverei. Nella lettera di presentazione io devo vedermi (e vendere il prodotto che sto “sponsorizzando”). L’atteggiamento deve essere vincente, qualcosa del tipo: questo è uno dei romanzi più belli che vi capiteranno tra le mani da qui ai prossimi sei mesi. L’atteggiamento però, non le parole, perché la presunzione è anche una trappola anche peggiore.

    Un saluto, e in bocca al lupo!

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    1. Ciao Maria, grazie per il tuo commento.
      Sulla sinossi, sono d’accordo con te: è troppo lunga e vedrò di limarla, come già detto agli altri commentatori.
      Ma sui “troppi dettagli”, no.
      Più l’editore sa del tuo romanzo… e più riesce a farsi un’idea se può piacere o meno.
      Il fatto poi, di aver scritto che sono “disoccupato” (dopo trent’anni di lavoro), non mi sembra un atteggiamento perdente.
      Con simpatia, Tony.

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      1. Ciao Tony, sapevo che il commento non era stato sviluppato nel modo giusto ma l’avevo già inviato. Provo a spiegarmi meglio: io non dico che i dettagli non debbano esserci – l’editore non è un lettore – ma, in quel momento, è anche un lettore. Non credo che abbia bisogno di sapere tutto quello che accade al personaggio perché la domanda che si pone è soltanto: “questa è una storia che può funzionare?”. Ovviamente, così come l’inizio e lo sviluppo, deve esserci scritto anche il finale, su questo sono d’accordo con te.

        Altra cosa, ancora più importante. Io non ho detto che scrivere della disoccupazione è da perdente (ci mancherebbe!) ma ho detto che io non lo scriverei perché mi sembra un’informazione superflua, così come l’esperienza lavorativa in genere, per lo scopo a cui deve prestarsi la lettera. Qualche dettaglio, forse, ma niente di così approfondito. E questo è un conto. L’altra cosa che ho detto, non necessariamente collegata alla prima, è tutta la questione dell’atteggiamento vincente che continuo a sostenere. Forse avrei dovuto riportare questa frase: “(i desideri) Visto che nella realtà non si sono avverati… ho fatto in modo che si avverassero nel romanzo, con l’aiuto della mia fantasia.”. Ecco, questa è una frase che, sempre secondo me, a livello “promozionale” non funziona. Poi però c’è la trappola dell’inverso, quella in cui tu cadi quando riporti “stile unico e particolare”. Unico è un aggettivo che non va (sarà sicuramente così, non lo metto in dubbio, ma ho sentito editori lamentarsi dei numerosi invii di casi editoriali a cadenza giornaliera). Bisognerebbe trovare il giusto equilibrio tra tutti gli elementi.

        Detto ciò, è sempre più facile giudicare che mettersi all’opera; io, ne sono sicura, incapperei in tutti gli errori che ho scritto di evitare.

        Un saluto a te.

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  6. Ho una domanda da porvi: io so che esistono due tipi di sinossi, una, rivolta al pubblico, che mira a catturare l’attenzione del lettore, dunque racconta una trama che possa suscitare curiosità ed è quella, per intenderci, della quarta di copertina; l’altra è, invece, quella che indirizziamo all’editore corredata di lettera di presentazione: qui il racconto contiene più dettagli,cioè l’editore non ha interesse a sperimentare la suspense, ma vuole intuire la bontà del prodotto, dunque vuole sapere anche come va a finire.
    Ecco, io non ho ancora spedito a Michele la mia lettera di presentazione perché contiene una sinossi di questo secondo tipo e non ho voglia di svelarvi il finale della storia che ho scritto (non si sa mai, qualche curioso…).
    La domanda è: ho detto una fesseria?

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    1. Ciao Marina. A Michele devi spedire la seconda sinossi, quella che contiene più dettagli.
      E se la spedirai anche agli editori, il finale lo devi svelare.
      P.S. = Non fare la sinossi lunga come la mia…
      Con simpatia. Tony Apicella

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    2. Io direi né l’una né l’altra. Una CE non è un lettore e non ha bisogno del marketing che gronda dalla quarta di copertina. Una CE non è un lettore e non ha bisogno neppure di essere irretita con la suspence del racconto.
      Una CE è il partner commerciale dell’autore: ha bisogno di capire i meccanismi della storia, il conflitto che la genera, il pubblico che la vorrà leggere. Tutto (?) qui. 🙂

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    3. La quarta di copertina non è una sinossi e non deve svelare tutto, la sinossi invece sì, in un giallo nella sinossi il colpevole viene svelato, giammai nella quarta. Capisco il tuo problema, io ho spedito a Michele una sinossi dove viene raccontato tutto, insomma circa, e mi sono posta il tuo stesso problema, proprio perché forse un minimo di riservatezza in vista di una pubblicazione futura, per non fare spoiler come di dice adesso, andrebbe salvaguardata, ma alla fine l’ho inviata ugualmente, Forse si pecca di troppo ottimismo pensando che quando il libro uscirà i lettori di Michele (che sono sì certo tantissimi!!) ricorderanno la sinossi della Sandra e allora diranno “che palle so già il finale, non lo compro!” Fantascienza, via 😀

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    1. Io montarmi la testa? Giammai!
      Quando l’Ale ne aveva 25 io ne avevo sì e no 1 o 2. Poi, sai com’è: l’inflazione galoppa. Adesso sono 25, ma ancora titolati in lire.

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  7. Vorrei rispondere ancora a Maria. Apprezzo molto il tuo commento sincero e schietto.
    Le cose che hai detto, mi hanno fatto riflettere.
    Vedrò di sistemare la sinossi, tenendo conto del tuo parere.
    Un saluto, con simpatia.
    Tony Apicella

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  8. A questo punto, vorrei fare un riepilogo.
    La mia sinossi è troppo lunga… e va “limata” un po’. Okay.
    Il mio romanzo è troppo lungo… e vedrò di tagliare (a malincuore) qualche scena minore. Okay.
    Ma la STORIA del mio romanzo vi è piaciuta, oppure no? (Solo Giulia Lu Dip, l’ha trovata interessante e divertente).
    Mi piacerebbe saperlo. Grazie a tutti.
    Tony Apicella

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    1. La proposta di Michele non verte affatto sui contenuti, ma sulla presentazione. Un buon editor non deve tenere conto del proprio gusto personale ma di altri fattori e noi qui stiamo cercando di immaginare come colpire in positivo un editor, o chiunque potrebbe essere interessato al nostro testo. Espressioni come “e se la fotte” (la povera pecora) non rientrano nel mio modo di scrivere, né tanto meno apprezzo l’atto in sé.

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      1. 1) La domanda che ho fatto esce dalla proposta di Michele, è vero, ma è pur sempre legata alla mia sinossi. Se uno vuole rispondere, okay. Se no, pazienza.
        2) L’episodio della “pecora” è un fatto sconcertante realmente accaduto, che mi ha molto impressionato. Ecco perché l’ho raccontato con un’espressione “forte”.
        Con simpatia. Tony

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  9. Oddio, lo so che la sincerità spesso non è proprio una carezza, ma io… una storia così… Non lo so, Tony, il fatto è che le autobiografie sono interessanti (e non sempre) quando l’autore è un personaggio conosciuto, allora, magari, il lettore può essere investito da una sana curiosità di sbirciare nella sua vita, ma qui tutta questa storia che parte dalle origini, attraversa epoche, persone di tutti i tipi, campagne e pecore… no, io non vorrei leggerla. Magari è scritta da Dio, ma se mi immedesimo in un editore, non andrei oltre le prime tre righe. Non me ne volere: il mio è un pregiudizio scaturito solo dalla lettura della sinossi! 🙂

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      1. Devo ammettere che concordo con l’analisi, e lo posso fare a ragion veduta perché io questo errore lo feci qualche anno fa. C’è poco da disquisire: per quanto sia ben scritto, l’autobiografico genera noia perché manca di un componente fondamentale. Mi riferisco, naturalmente, all’antagonista e al conflitto che questo genera sul protagonista. Tutte le storie passano da qui, non ci sono santi.

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  10. Tony, concordo con gli altri commentatori, sulla lunghezza della sinossi e su quella del libro.
    Le cose che mi hanno più fatto storcere il naso sono:
    1) la biografia punta sugli insuccessi più che sui successi (separato, senza lavoro, mai pubblicato).
    2) il romanzo è d’avventura e sfocia nella fantascienza… ma poi dalla sinossi sembra una biografia, un memoir più che altro.
    Consiglio vivamente di non cambiare genere a metà strada.

    Grazie per il coraggio di aprire le danze e complimenti per l’idea della storia, che potrà sicuramente avere successo una volta limata a dovere. In bocca al lupo.

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    1. Ciao Lisa, grazie per il tuo commento.
      1) La mia realtà è questa, purtroppo, e l’ho scritta nella biografia. E poi, trent’anni di lavoro, non mi sembra che siano un insuccesso…
      2) Si, è vero, il mio romanzo è un’autobiografia (nella lettera di presentazione ho specificato che il protagonista sono io). Ma la storia è ricca di avventure e sfocia, nel finale, in un fantastico viaggio nell’universo (fantascienza) che arriva fino al Paradiso Celeste.
      I complimenti per l’idea della storia, mi fanno molto piacere. Grazie di cuore.
      Come già detto a tutti i commentatori, limerò il mio romanzo e cercherò di migliorarlo.
      Poi se avrà successo, non lo so. Ma visti i vari commenti… sembra un mezzo “fiasco”.
      Io ci credo molto in questo romanzo, se no non l’avrei scritto. Poi si vedrà…
      Un cordiale saluto, con simpatia.
      Tony

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      1. Caro Tony,
        hai ragione, 30 anni di lavoro sono un successo, e anche un figlio di diciott’anni e tante storie scritte pronte per la pubblicazione.
        Il focus della tua presentazione a mio parere dovrebbe mettere più in luce questi traguardi raggiunti. Mi permetto di farti un esempio di quel che vorrei leggere io se ricevessi la tua lettera.

        Sono nato a Novara, il 14 giugno 1959, e vivo a …
        Sono padre di Davide, 18 anni, studente.
        Titolo di studio: Diploma di Ragioneria.

        Ho trent’anni di esperienza lavorativa in una varietà di settori commerciali, tra cui: operaio, autista, magazziniere, agente di commercio e impiegato contabile. Al momento sono alla ricerca di nuove sfide che mi accrescano come persona e mi dedico a tempo pieno alla mia passione per la scrittura. Ho diversi racconti e favole pronti per la pubblicazione oltre a questo romanzo, sui cui ho lavorato per … anni.

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  11. Caro Tony, ho letto la tua presentazione con interesse. Rispetto al gioco proposto in questo blog, gioco coinvolgente e interessante, mi sento di dire, come hanno già detto altri, che forse potresti aggiungere efficacia alla tua biografia se ne eliminassi alcune parti. Io la scriverei così (è solo un esempio):

    Nato a Novara, il 14 giugno 1959.
    Titolo di studio: diploma di Ragioneria.

    Esperienze lavorative: in trent’anni ho fatto di tutto: l’operaio, l’autista, il magazziniere, l’agente di commercio e l’impiegato contabile. Da un anno sono disoccupato, e a causa dell’età (cinquantasei anni), non trovo più lavoro.

    Nell’attesa di ritrovare una sistemazione ho scritto una storia di grandi amori e cocenti delusioni, d’immense gioie e profondi dolori. Un romanzo corposo (41 capitoli – 884 pagine), ma che ovviamente si può ridurre secondo le esigenze editoriali. Le allego la sinossi sperando che possa trovare il suo interesse.
    Cordiali saluti.

    Ho trovato poi alcuni aspetti della tua storia interessanti, visto che chiedi anche un giudizio generale. L’idea che Gesù esaudisca tre desideri disinteressati di una persona comune (come il Genio della lampada per Aladino, ma Aladino chiede delle cose concrete, mentre il tuo protagonista no) mi piace, soprattutto perché lo racconti come se fosse una cosa assolutamente naturale, ovvia. Far parlare il cane è bellissimo, e anche l’angelo e il volo verso l’universo, che potrebbe essere il finale.
    Quello che invece non intriga, sempre a mio parere, è come lo racconti. La storia potrebbe essere un romanzo picaresco, un’autobiografia (inventata, mai dire che è ispirato a te), un romanzo di formazione, un tentativo di realismo magico. Però il modo in cui racconti cozza con queste potenzialità, perché chi legge – devo proprio dirtelo – non può non notare che la tua prosa è acerba, povera. La sinossi è disseminata di “fa fare”, “fa sesso”, “fa un bellissimo taxi tour”, “ne combina di cotte e di crude”, “lavora nella stalla come stalliere”. Queste cose uccidono le tue chance. Comunque, auguri! 🙂

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  12. Ciao helgaldo, il tuo commento mi ha fatto un enorme piacere. L’ho trovato caldo e amichevole.
    La mia biografia, come l’hai scritta tu, mi sembra perfetta. La userò sicuramente per i prossimi invii agli editori. Grazie di cuore.
    Mi fa anche piacere, che trovi la storia interessante.
    Per quanto riguarda la mia prosa, hai ragione. E’ acerba, povera e aggiungerei “fanciullesca”.
    Io, infatti, scrivo in modo fanciullesco. Questo perché nel “cuore” sono ancora un fanciullo e solo nel “corpo” sono un adulto.
    Io ho iniziato a “scrivere”, scrivendo favole per mio figlio Davide. E la mia prosa semplice, acerba e fanciullesca, si ritrova anche nei miei racconti e nel romanzo in questione.
    Io questo romanzo l’ho scritto con il cuore, senza conoscere le tecniche di scrittura. E chiaramente si vede. Ma io so scrivere solo così… e mi dispiace che questo possa uccidere le mie chance.
    Comunque, ancora grazie, grazie, grazie.
    Con tanta simpatia, Tony.

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    1. Se sai scrivere solo in modo fanciullesco, scrivi storie per i fanciulli in attesa che un editore sia interessato al tuo libro. L’editoria per ragazzi è un mondo ricco di sfumature fantastiche, per le quali ti vedo geneticamente portato.

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      1. Ne ho già scritte due, ne sto scrivendo un’altra e ho in programma di scriverne altre tre. Poi, nell’attesa che un editore sia interessato al mio libro, proverò a sondare l’editoria per ragazzi.
        Grazie per i tuoi consigli veramente utili e per la tua gentilezza.
        Tony

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  13. In riferimento ad “Acchiappami n. 1 – Tony Apicella”, vorrei ringraziare:
    1) Michele Scarparo, per la sua bella iniziativa e per avermi gentilmente “ospitato” nel suo blog.
    2) Tutti i commentatori, per i loro commenti schietti e sinceri, e per il tempo che mi hanno dedicato.
    E’ stata un’iniziativa interessante, coinvolgente e costruttiva per me, perché mi ha fatto capire che devo lavorare ancora molto per migliorare il mio romanzo.
    Un BRAVO a Michele che l’ha proposta.
    Un cordiale saluto a tutti… e tante buone cose.
    Tony Apicella

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    1. Un grande grazie a te per aver avuto il coraggio e la determinazione necessari per esporsi e mettersi in discussione. Adesso l’appuntamento è per venerdì prossimo: ci sono altre lettere da vagliare, scrutare e consigliare!

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